lunedì 31 dicembre 2012

EDI Touch: il primo tablet per la scuola primaria

EDI Touch: il primo tablet appositamente pensato per la scuola primaria




EDI Touch
Un potente e versatile ebook reader consente di leggere libri scolastici e narrativa scegliendo la dimensione del carattere ed adattando la luminosità al proprio gusto. La presenza di funzionalità text-to-speech, consentono di trasformare con un solo gesto un qualsiasi documento in un audio libro. E' anche possibile segnarsi degli appunti in punti precisi dei testi ed usare dei segnalibri
Una calcolatrice vocale (text to speech) in grado di rappresentare (opzionalmente) il risultato dei calcoli nella modalità in colonna a cui sono abituati i bambini della scuola primaria. La disponibilità di un nastro consente di rivedere le ultime operazioni svolte nel caso si stia risolvendo un problema.


Un intuitivo programma per la creazione e visualizzazione di mappe mentali e concettuali con la possibilità di inserire immagini, icone, note, ecc. per ogni nodo


La presenza di un vocabolario consente di ricercare il significato di una parola all'interno dello stesso strumento.
Attraverso un meccanismo di parental control l'insegnante - o il genitore - può decidere quali applicazioni siano accessibili al bambino durante il momento di studio riuscendo così' a limitare le possibili distrazioni dallo svolgimento dell'attività richiesta

New Pedagogies For the Digital Age - Edudemic

New Pedagogies For the Digital Age - Edudemic:


Steve Wheeler of the University of Plymouth explores the concept of new learning forms that don’t simply place old forms on new digital platforms, but reconsider those forms.
Key among the ideas given is personalized learning via the Just in time, Just enough, Just for meadmonishment, a vision nearly impossible without a fully engaged community, smart application of technology, or both.
eLearning 3.0 Characteristics
1. Distributed Learning
2. Enhanced Mobile Technology
3. Collaborative Intelligent Filtering
4. 3D Visualization and Interaction

lunedì 24 dicembre 2012

Libri elettronici aka ebook

Fare previsioni sul modo in cui le nuove tecnologie potranno cambiare la nostra vita non è poi molto difficile, perché la diffusione avviene per ondate secondo uno schema invariante. Un buon testo di riferimento resta sempre la pietra miliare: "Crossing the chasm" che in poche pagine ci spiega come mai la tecnologia fallisce. Gli ingegneri hanno un modo di concepire il mondo totalmente razionale: se esiste un problema si trova una soluzione. Spesso il problema esiste ma non viene percepito come problema, perché la popolazione non concepisce che possa esistere una soluzione e qualora venisse prospettata, non ha voglia di cambiare o di investire: siamo pigri e conservatori. Le rivoluzioni vengono sempre dalla pancia, mai dalla testa. Merito di Steve Jobs l'aver creato la moda dello smarphone.

Il passaggio al mercato mainstream richiede che nasca una moda di pancia, non è mai razionale.
Cliccando sulla figura puoi andare a un riassunto online del libro crossing the chasm.
Ricordo molto bene che ero in auto con Marco Burzio alla guida lungo la 101 e gli prospettavo la mia frustrazione durante i miei viaggi in solitaria lungo le autostrade degli States. Era indubbiamente il 2000 e francamente avere in una mano la mia agenda elettronica (una palm qualcosa) e nell'altra una specie di mattoncino prodotto dalla motorola che affittavano ai poveri europei dotati di GSM mentre in USA esisteva soltanto il CDMA, rendeva quantomeno equilibristico fissare gli appuntamenti. Si doveva leggere il numero di telefono su un dispositivo e copiarlo pigiando tastini sull'altro. Mi ricordo benissimo di avere espresso il desiderio di avere uno smartphone in mano, ovvero una palm dotata di modulo telefonico.

Ci vollero dieci anni per rendere questo dispositivo lo standard de facto. Palm ha avuto modo di essere sorpassata da Nokia, che a sua volta venne sorpassata da Apple, che venne sorpassata da Samsung. Questo significa che abbiamo visto susseguirsi quattro ondate tecnologiche, con PalmOS, Simbian, OS4 e Android, prima di poter vedere questi dispositivi in mano alla prima metà della popolazione, gli "early-majority" che oggi non potrebbero farne a meno.

Cosa avvenne al mercato della musica con il passaggio dal CD al formato mp3 lo ricordiamo tutti e credo che oggi siano superiori le vendite di vinile rispetto ai CD per il semplice fatto che non interessa a nessuno il supporto plasticoso circolare quando una microSD da 32GB costa 24 Euro. Questione di immediatezza, sento una musica che mi piace e posso compulsivamente comprarmela e ascoltarmela immediatamente. La produzione musicale è faccenda molto più complessa della produzione di un libro elettronico, eppure oggi abbiamo gli strumenti per fare una incisione di elevata qualità con schede di acquisizione e software di masterizzazione per uso personale che fanno impallidire i migliori studi di registrazione di fine secolo. Non esiste alcun musicista che non sia capace di fare il tecnico di registrazione di se stesso. Anche se la capacità di un professionista della registrazione e dell'editing si sente eccome. Quello che forse non serve più è l'intermediazione della casa discografica, perché la distribuzione non è più un problema. Semmai la produzione è fondamentale per l'investimento nella qualità del progetto e soprattutto della sua diffusione virale (contano ancora le radio e televisioni).

Cosa potrebbe accadere con la pubblicazione di libri è dunque facilmente intuibile. Gli strumenti necessari alla auto-produzione ci sono tutti e il mercato sta formandosi molto rapidamente. La diffusione del tablet rende finalmente immediata la possibilità di diffondere in tutto il mondo un testo organico da leggere con la dovuta attenzione. Huffington Post è un giornale nato online aggregando blogger di tutto il mondo che in tempo reale discutono delle notizie e scenari globali. Un interessante articolo considera il potenziale per l'auto-produzione letteraria di libri in formato elettronico. 

Gli amanti del libro di carta insistono nel dire che l'oggetto libro ha un valore intrinseco non replicabile dal formato elettronico, perché la fisicità del libro, il suo odore, quel sudore e le annotazioni che lo personalizzano, le sgualciture e finanche l'elenco delle persone che lo hanno letto, rende ciascuna copia un oggetto unico e irripetibile, estremamente  personale al punto che i libri non si prestano, si regalano.

Questo è vero. Sicuramente un libro di carta, se non finisce bruciato o macerato da una alluvione, potrà essere letto infinite volte per un tempo infinito senza ulteriore dispiego di energia. Però il libro di carta ha bisogno di una energia molto maggiore del libro elettronico per la sua produzione e distribuzione.  Per leggere un libro elettronico consumo energia elettrica e uso la rete  per distribuirlo, ma il vantaggio di essere immediatamente distribuito in tempo reale praticamente a costo zero è molto importante. Posso  essere un senzatetto errante, e portare con me la biblioteca di Alessandria in tasca. Anche nudo potrò sempre recuperare la mia biblioteca sul tablet di chiunque me lo possa prestare. Di notte a letto leggere diventa comodissimo. L'immediatezza della distribuzione mi consente di avere aggiornamenti immediati e avere immediatamente disponibili tutte le pubblicazioni appena rilasciate. Questo rende il libro elettronico assolutamente vincente, soprattutto per tutte le pubblicazioni di nicchia a bassissima tiratura con un mercato raggiungibile in tutto il mondo senza dover ordinare il libro e attendere che mi venga spedito.

Soprattutto nella scuola questo vantaggio è importante perchè rende economicamente possibile per ogni professore cucinarsi il proprio libro di testo. In ambito universitario questa è praticamente la norma, perché nessun docente che si rispetti può esimersi dal pubblicare il proprio libro di testo. Ma anche in tutti gli ordini e gradi della scuola, quel sapere caratteristico del corpo docenti, frutto di esperienza e confronto sulla didattica, non si dovrà più limitare ad arricchire i libri di testo con materiale autoprodotto e fotocopiato, ma finalmente il piano dell'offerta formativa (POF) può essere integralmente digitalizzato, nel tempo di un anno scolastico, con la partecipazione attiva degli studenti.

Gli editori specializzati nella scuola dovranno essere un passo avanti nell'adozione delle tecnologie  sviluppando integrazioni multimediali che realizzano una didattica di livello superiore al libro, che oggi non immaginiamo neppure, integrando tecnologie di verifica e presentazione in modo interattivo.

Come segnala La Repubblica, gli editori italiani sono andati in fibrillazione e sono riusciti a fare pressioni sul governo in modo da rinviare ulteriormente l'editoria digitale scolastica che originariamente doveva essere disponibile già nel 2012 (siamo la patria degli infiniti rinvii): --    "L’introduzione dei libri scaricabili on line rivoluzionerebbe anche il lavoro delle case editrici che temono anche la crisi dell’indotto – magazzinieri, distributori e tipografie – che verrebbero costrette a ridimensionare il personale. Il giro d’affari annuo dell’editoria scolastica è pari a 645 milioni di euro e costituisce il 20 per cento dell’intero giro d’affari del mercato dei libri in Italia. E con una introduzione graduale della novità, anche le case editrici potranno organizzarsi per evitare di fare precipitare ella crisi l’ennesimo settore produttivo italiano."

Chi volesse cimentarsi nella scrittura di libri elettronici farà bene a ricordare che oggi il formato epub risulta lo standard de facto per l'integrazione di testi e figure su tutti i dispositivi in modo indipendente dal formato, che viene scelto dal lettore in modo personalizzato. In questo modo lo stesso testo può essere letto su uno schermo dai 3" del telefonino fino ai 10" dei tablet più grandi. Per l'integrazione dei video conviene attendere. Oggi è preferibile inserire link a materiale esterno presente in rete per non avere libri che occupano troppo spazio inutilmente. Servizi eccellenti gratuiti come vimeo o youtube sono anche un buon canale di diffusione del libro. Limiterei il formato pdf alle presentazioni e spiegazioni dove la struttura della pagina con la posizione relativa di testi e figure rende necessario mantenere rigida l'impaginazione.

Un testo scritto con un programma di videoscrittura (come Libre Office o Open Office) viene nativamente convertito in formato pdf. Esistono molti traduttori che convertono un pdf in epub.
Tuttavia sarebbe consigliabile riprendere un testo esistente con un editor epub nativo.

Le tecnologie evolvono in fretta, eppure oggi esistono questi mezzi disponibili:

Writer2ePub | Luke's Blog

lukesblog.it/ebooks/ebook-tools/writer2epub/Condividi
Writer2ePub è un'estensione per OpenOffice.org o LibreOffice che consente la creazione di un file ePub a partire da qualsiasi contenuto apribile da Writer.

calibre - E-book management

calibre-ebook.com/ - Traduci questa paginaCondividi
calibre: The one stop solution for all your e-book needs. Comprehensive e-book software.

code.google.com/p/sigil/ - Traduci questa paginaCondividi
Sigil is a multi-platform EPUB ebook editor with the following features. Online SigilUser's Guide, and Wiki documentation; Free and open source software 

Smashwords — Ebooks from independent authors and publishers

www.smashwords.com/ - Traduci questa paginaCondividi
Smashwords ebooks cost a fraction of paper books. Read your books on any e-reading device (Kindle, iPad, Nook, iPhone, Sony Reader, Kobo, etc)


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Su Tablet Android https://play.google.com/apps

Mobile Doc Scanner Lite
Mobile Doc Scanner Lite Consente di scannerizzare
documenti in pdf
fotografando gli originali

Kingsoft Office 5.2.1 (Free)ePUBator
editing di documenti 


Creative Book Builder
converte pdf in epub



Creative Book Builder
Editor nativo in formato epub

venerdì 21 dicembre 2012

Scrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazze

Dopo Azzeccare i cavalli vincenti ecco una nuova antologia di inediti dedicata a uno dei personaggi più irriverenti del panorama letterario del ventesimo secolo. Sfogliando le pagine di questa raccolta si sente il ticchettio furioso e disperato della macchina da scrivere del vecchio Hank. L'intimità della scrittura ci catapulta nella sua stanza ammobiliata tra mozziconi di sigaretta, bicchieri rovesciati e donne folli. Trascorriamo cinquant'anni di storia americana con uno degli autori più trasgressivi del novecento. Bieca oscenità, sarcasmo abrasivo, saggezza sboccata, sereno cinismo, poesia, alcol, sesso, musica classica come solo Bukowski sa mischiare. Gioiamo, Bukowski non può tornare perché non se n'è mai andato.
Scrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazze - Libri su Google Play:

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Lo confesso, parlare di libri e di tablet fa venire sonno. Volevo attirarvi qui con un titolo succoso. Domani ragazzi è la fine del mondo secondo i Maya (più precisamente parlando, secondo i Mayacowski ovvero quelli che confondono i Maya con Bukowski). Come raddoppiare il capodanno!! Mayakowski ha fomentato riti propiziatori di sopravivenza esorcizzando la fine del mondo con feste dissipate sul territorio con inviti triplicati e scatterati per il globo di facebook e google plus. gaudeamus igitur

E se qualcuno si chiedesse come si fa a leggere libri elettronici, rispondo. Li uso tutti.


Aldiko Book Reader



Bibbia


Google Play Libri


Kindle


Kobo


INSTALLATO



musiXmatch Testi & Player


Vi chiederete cosa ci fa l'ultimo dell'elenco? Della musica che ascoltate tira fuori i testi.
Forse il libro più grande che sia mai stato scritto, da cui sono state tratte le più numerose eccitazioni e citazioni efficacemente propiziatorie, sulle quali tantissime persone hanno perso le notti trascrivendo con tecniche amanuensi e ricopiato su fogliettini e quaderni per imparare due accordi alla chitarra e strimpellare la ragazza (quando non si sapevano scrivere poesie).
Ma ci sono ragazze che sui testi delle canzoni di David Bowie e Rolling Stones hanno imparato anche l'inglese. Tra le quali mia moglie. Che infatti nell'unico viaggio che ebbimo fatto, no, che facettimo, perchè me lo segna rosso, oddio che cosa impossibile e dimmi direttamente il tempo, no, ecco fecimo no suona troppo volgare, meglio facemmo. Puff. Lo facemmo e lei non apri bocca.

sabato 8 dicembre 2012

Dispositivi di Natale

Ieri mia figlia se ne è uscita da scuola con uno zaino che manco al corso ufficiali si è mai portato. E fa soltanto l'ultimo anno della primaria. Possiamo ben sperare in una esaltante carriera olimpica nel sollevamento pesi, se non la crippla una scoliosi prima della menorrea.

Lunedì scorso ho visto un gioiellino di cui sconoscevo l'esistenza. Di fianco al prode Nexus 7" 3G e al Galaxy Tab2 7" 3G che vanno per 299 Euro, ho visto un Lenovo Ideapad a prezzo abbordabile.

Non ha lo schermo e il processore quad del Nexus, ma costa due terzi. Bello fluido e funzionale. Praticamente equivalente al Galaxy Tab2. Dopo un giorno di riflessione ho scelto e comprato il regalo di natale per mia figlia. (Ora, guai a chi lo spiffera, che deve restare una sorpresa.) Ebbene io ieri ero tentato di prenderle lo zaino, fotografare in pdf personalmente ogni pagina con CamScanner e anticiparle il regalo. Ma non è possibile!

Perfettamente in opposizione con Steve Jobs su tutto, ritengo che sia il 7" il formato ideale. Non a caso quello è il formato dei best-sellers che si sono imposti dopo secoli di selezione naturale. Il Kindle di Amazon ha sdoganato i libri elettronici in tutto il mondo e costa 79 euro. Con 100 euro in più si compra il Kindle Fire HD a colori con lo schermo 1280 x 800 allo stesso prezzo del Galaxy Tab2 che ha schermo 1024 x 600 (come tutti i netbook 10") mentre con il Nexus si passa dal processore dual core al processore quad core Tegra3. Ma le prestazioni del Galaxy Tab sono piu' che sufficienti e soprattutto se vogliamo poterci collegare a internet senza wifi, come è logico fare con un oggettino che ci possiamo portare sempre con noi in ogni luogo, come il cellulare, serve appunto il modulo 3G.

Soltanto Nexus e Galaxy hanno il modulo 3G ma il Galaxy allo stesso prezzo ha anche la fotocamera posteriore, molto utile se non si dispone di ulteriore oggetto. Inoltre oggi e da sempre, soltanto il Galaxy Tab2 con wifi+3G risulta ufficialmente in grado di fare telefonate esattamente come un cellulare. Pare infatti (non si capisce come mai) che il Nexus di fabbrica non lo consenta.

Ora il Lenovo Ideapad lancia un ulteriore fatto, che è stato determinante nel farmi decidere. Fatto sta che io e mia moglie siamo di due parrocchie diverse: lei non usando internet sta con un gestore e io facendo al contrario poche chiacchere e tanto scritto sto con un altro. Non per fede ma per convenienza.

Dual sim integrato! 3G+wifi Lenovo vince a mani basse. E lo schermo? E il processore? Parliamoci sinceramente, che senso ha avere risoluzioni e prestazioni esagerate incrementando i consumi e costringendo a pompare batterie aggiuntive? Un processore ARM9 single core va più che bene e semmai si gioca di overclock quando serve. La risoluzione non è HD ma mica è un televisore, sono 7" di schermo e sinceramente si legge benissimo, meglio che sul netbook 10" che le avevo regalato anni fa.

La RAM da 1GB va benissimo per Android, se il ferramenta consente di sfruttare appieno la gestione della memoria (come Lenovo consente di fabbrica) non si arriva mai a occupare più di 500MB nella realtà. Dignitosi 16GB di memoria di massa interna sono sufficienti, grazie allo slot SD 32GB esterni dove mettere i dati (musica o video) battendo il Nexus a 32GB che intanto occupa almeno 4GB per le funzioni di sistema.

Per completezza vanno dette due cose. Ci sono due prodotti equivalenti con marchio italiano, che hanno wifi+3G e consentono di telefonare e collegarsi a internet con due USIM in parallelo. Però hanno 8GB di memoria di massa interna e 500MB di RAM effettivamente tagliati giusti al limite di sistema, probabilmente "brandizzando" prodotti cinesi di importazione. La differenza di prezzo non è molta: Devo Evodroid U7 e Mediacom Smartpad 750 3G si trovano dai 160 ai 180 euro.

Diciamo che mi ha catturato l'estetica decisamente elegante e molto più femminile del Lenovo.

Come per il Nexus (non so come mai) bisogna aggiornare il firmware per attivare la telefonia.

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Aggiornamento 13 dic 2012 - La versione con chiamate telefoniche e' quasi pronta.

Buone notizie, in arrivo una versione installabile facilmente con lingue europee.

http://forum.xda-developers.com/showpost.php?p=35361112&postcount=224

NEW ROM on the way. Will be posted on the end of this week.

- oryginal multilanguage for most of languages like in a stock european ROM (not more locale)
- fixed most bugs from the previous pemergency mod
- stock launcher
- Battery life incresed to 30% more then oryginal ROM
- Battery status in a settings
- Downloading all apps from google store (no incompatibility problem)
- Quick Boot
- Better sim management
- All options for synchronisation, like in oryginal european stock ROM

and many many more...

Finished in 98%

Anyone would like to pay for this £5?

Free update for everyone who bought the previous version!!!
Lenovo A2107A Custom ROM by Pemergency 

[ROOT+CWM 6.0.1.5] Lenovo IdeaPad A2107A(-H)


TESTED collection of tools and procedures that were found over at XDA forum or elsewhere on the Internet.
I do not take any credit for all those nice scripts and manuals - I just put them together for the young community of IdeaPad A2107A owners.

Below you will find methods of getting root and Clockwork Mod Recovery v 6.0.1.5 on IdeaPad A2107A (I own the -H version with dual SIM and ca. 4 GB of internal memory).

All processes were tested by me and are working well but obviously you are responsible for you actions.

My device runs on ICS 4.0.3, compilation A2107A-H_S341 and has a couple of European languages



mercoledì 5 dicembre 2012

Robotica Educativa

I robot, compagni gioco e di formazione: “Imparare facendo e coinvolgendo” sono le parole chiave del progetto, che utilizza il lavoro cooperativo per stimolare la partecipazione di tutti gli studenti, che sperimentano nel gruppo soluzioni ai problemi proposti, coordinati dal docente esperto di robotica. 

la didattica si avvale di veri e propri robot: dall’ ape robot che aiuta i bambini a sviluppare la logica, a contare e a muoversi nello spazio al Set di costruzione WeDo che permette agli studenti di fare esperienze didattiche manuali, trovare soluzioni creative alternative, lavorare in gruppo, fino al Lego Mindstorm, un mattoncino intelligente programmabile e un software di programmazione intuitivo e facile da usare, per stimolare la creatività.

“Robotica contro l’isolamento”, il programma didattico realizzato dalla Fondazione Mondo Digitale con il sostegno di Google, mira all’integrazione scolastica degli alunni diversamente abili nelle scuole del Centro e del Sud Italia attraverso la robotica interattiva. 

il progetto prevede la nascita di una comunità robotica online, un luogo virtuale per continuare a condividere scoperte e saperi, con uno spazio dedicato ai bambini diversamente abili e alle loro famiglie. 

Alfonso Molina, professore di Strategie delle Tecnologie all’Università di Edimburgo e direttore Scientifico della Fondazione Mondo Digitale, Laura Bononcini, Senior Policy Analyst di Google in Italia, Michele Baldi, esperto di Robotica Educativa.

Il programma “Robotica contro l’isolamento” ha individuato nella Robotica Educativa una modalità didattica che coniuga innovazione, educazione e inclusione: docenti, dirigenti scolastici, studenti, comunità territoriale, famiglie sono chiamati tutti a partecipare a vario titolo all’inclusione sociale dei ragazzi più fragili, a partire dal contesto scolastico. Quattro le scuole protagoniste della provincia di Salerno (tre primarie e una secondaria di primo grado di cava de’ Tirreni ed Eboli), gemellate con altrettante scuole romane (65° CD Salvo D’Acquisto, Istituto Santa Maria di Roma, 102° CD Mar dei caraibi, 154° CD Casal Palocco), per consentire a studenti e docenti un confronto continuo e la condivisione di buone prassi didattiche.

http://www.salernonotizie.it/notizia.asp?ID=36560


mercoledì 21 novembre 2012

come si fa ad insegnare la fisica

la preparazione di un corso di fisica basato sulla sperimentazione - una premessa:
 "come si fa ad insegnare la fisica"

Esiste un problema nell'insegnamento della fisica a livello liceale: i risultati, levate le solite eccezioni, sono disastrosi: gli studenti, se raggiungono in qualche modo la sufficienza, a distanza di un anno non ricordano praticamente niente, non sono in grado di affrontare un qualunque problema, non riescono a studiare autonomamente un nuovo argomento di fisica.
Si sono già scritti fiumi di inchiostro su una presunta degenerazione psicofisica delle nuove generazioni della razza umana e sulla impossibilità di un insegnamento serio alla gioventù perduta nel mare di internet, dei tablet, delle troppe distrazioni. Una gioventù incapace di concentrarsi su qualunque cosa per più di dieci minuti, incapace di faticare per lo studio, incapace di apprezzare la bellezza formale della teoria e di sbavare felici davanti alla stupenda eleganza delle equazioni di Maxwell in forma integrale o differenziale.
Noi non crediamo molto in questo, la nostra esperienza didattica, ancora frammentata, ancora poco organica e coerente ci dice il contrario.
La società è cambiata assai velocemente, dirlo è oggi una ovvietà. La velocità di comunicazione, nelle nuove forme di questo inizio secolo, è spaventosamente accelerata. Oggi appaiono nuove forme di crescita della conoscenza che assumono una apparenza collettiva. La rete sta permeando la società a molti livelli.
Mettiamo le mani avanti, non siamo dei fanatici della rete, non pensiamo che la rete risolva tutto, non pensiamo che parlare insieme con molti e in tutte le parti del mondo porti di per sé ad un approfondimento, che cortocircuiti la necessita dello studio individuale e della ricerca. La rete, e la velocità di comunicazione da' solo possibilità.
Associato a questo è cresciuto un problema che riguarda l'autorità o la autorevolezza o il riconoscimento del valore.
Una volta le cose erano chiare: c'era il professore e c'era lo studente. Il professore era una autorità per il fatto semplice di essere messo nel posto di professore, e lo studente doveva studiare perché era studente, magari senza motivazione, magari senza reale apprendimento, ma non c'erano altre possibilità.
Appare chiaro, pensiamo che debba apparire chiaro nella esperienza attuale di tutti noi, che il professore oggi è una autorità solo se sa fare il professore, solo se sa motivare la crescita della conoscenza, solo se lui stesso ha passione per la conoscenza nel suo campo.
Insieme a questo, immerso in questo mare fluido e un po' nuovo, emerge con forza il problema del metodo, di come si fa ad insegnare la fisica (stiamo parlando della fisica e non osiamo, anche se ne siamo tentati, di fare ulteriori generalizzazioni).
Se la fisica è un insieme di formule scritte alla lavagna da uno che dice che così si capiscono le leggi della fisica e che bisogna studiarle per avere dei buoni voti forse siamo nel caso – dal punto di vista degli studenti – di una ricerca di psicologia di molti anni fa. A un campione abbastanza numerose veniva dato da studiare a memoria un certo elenco di parole formate con sillabe senza senso. Quando il gruppo era capace di ripetere a memoria le parole senza senso si faceva passare del tempo. Dopo quattordici giorni (quattordici giorni!) statisticamente veniva ricordata solo la metà delle parole, dopo un mese si era arrivati quasi zero. Certo, è una estremizzazione. Le formule della fisica sono collegate tra di loro, formalmente, quindi c'è la speranza che la memoria sia più efficace. Ma perché insegnare così? Soprattutto oggi?
In realtà la fisica del gessetto (così alcuni l'hanno da sempre chiamata) non ha mai funzionato molto, non è un fenomeno solo contemporaneo. Ma in altri tempi l'inefficienza veniva mascherata e coperta dal dovere e dall'acquiescenza all'idea diffusa più allora che oggi, che la teoria è bella in sé, che la fisica è una scienza senza discussione o dibattito.
Gli studenti fatti dieci esercizi simili non riconoscono che l'undicesimo è simile. Se si chiede di risolvere una equazione del tipo ax+b=c dove al posto di a, b e c si mettono delle espressioni numeriche complesse, sbiancano in viso e dicono che non lo sanno assolutamente fare. Perché?
Quando uno si chiede perché deve darsi una risposta seria, cercare di capire veramente il problema, scartando magari le risposte facili del tipo “degenerazione neuronale” oppure “maledetta società d'oggi”. Oppure pensare che tutto ciò avvenga per mancanza di tempo. E' divertente (in senso amaro) vedere moltiplicare le ore di matematica e di fisica, proliferare corsi di recupero di ore e ore ottenendo sempre lo stesso risultato, ovvero il disastro. Se la pratica ci dice che non è un problema di degenerazione neuronale (accertabile con esami psicofisici) e non è un problema di ore (perché il numero di ore non risolve) allora ci deve essere una qualche altra risposta, magari di più faticosa realizzazione, che richiede assai più lavoro, ricerca, esperimenti.
Se insegnare fosse un lavoro come un altro sarebbe semplice. Io so le cose (almeno, si spera), vado in classe dico le cose che so e se tu capisci bene se no sei deficiente o svogliato.
Il metodo che proponiamo non è una invenzione nuova. Frammenti si trovano sparpagliati in tutti i tempi, con diversi “sapori”, tentativi vengono fatti dappertutto e piccoli successi didattici, con questo metodo, sono avvenuti, anche in passato. Ma erano cose che avvenivano all'interno di un'aula, tentativi isolati, che proprio perché fruttuosi, non potevano venire generalizzati senza mettere in dubbio un sistema, una rigidità, una negazione di vera conoscenza.
Abbiamo scelto di mostrare il metodo non con un lungo discorso (non se ne può più) ma facendo vedere la lunga preparazione degli esperimenti, con la previsione delle possibili varianti e diramazioni, per quanto sia possibile farlo senza la classe reale davanti, perché già nella preparazione del corso viene usato, a diverso livello, lo stesso metodo che si porterà poi in classe. Poi avverrà il tentativo di realizzare nella classe reale quello che è stato programmato e di questo pure daremo reports per quanto possibile fedeli – nel bene e nel male – e infine daremo i dati statistici dei risultati che speriamo siano positivi come in altre occasioni (ma che in questa saranno esplicitamente monitorati). Siamo certi che il corso prenderà pieghe diverse a seconda della classe, si svilupperanno di più certi punti, altri esperimenti nasceranno. Alcuni esperimenti verranno affidati agli studenti (con la guida, ovviamente) e probabilmente verranno fuori cose impreviste, che richiederanno da parte nostra una certa quantità di studio e di approfondimento.
Ma nell'ambito di questa premessa alcune cose le possiamo dire. Partendo come qualche volta si fa, o si faceva, dalla critica dell'esistente.
Quando si parlo di insegnare la fisica insieme al laboratorio di fisica ci sono diverse “scuole filosofiche”, esaminiamone alcune per prenderne la distanza.

- Insegnare la fisica senza laboratorio. Assai più comune di quanto non venga dichiarato. Le motivazioni sono molte. La più comune è che il laboratorio è una perdita di tempo, perché le cose non funzionano mai, perché è difficile tenere la disciplina, perché non c'è strumentazione (in realtà presente e ammassata in armadi nascosti ad ammuffire, o per esigenze di spazio messa in … cantina)
E questo, ovviamente, si risolve in una enorme perdita di tempo. Insegno un argomento, faccio il compito o le interrogazioni, scopro che nessuno ha seguito, rispiego, nessuno capisce, faccio corso di recupero, tutti annaspano, il tempo finisce e al terzo anno non si riesce ad arrivare all'energia.

- Insegnare la fisica usando il laboratorio “dimostrativo”. Avviene un capovolgimento di quello che è la ricerca scientifica: faccio una teoria, poi mostro alla classe un esperimento che verifica che quello che ho detto è proprio giusto, Se poi non viene proprio quello che dicevo dovesse venire, be', sapete, ci sono gli errori strumentali, oppure gli strumenti non funzionano bene - però vi giuro che quando ho provato il risultato era quello giusto, credeteci.
L'impressione che si da' della scienza è che sia una cosa definitiva, chiusa, certa. Gli studenti apprendono la paura di dire cose sbagliate. Di fronte alla verità non c'è scampo, non c'è possibilità di fare ipotesi magari fantasiose, immediatamente arriverebbe la scure – non dire stupidaggini.
Anche qui c'è una notevole perdita di tempo. Qualcuno si è mai chiesto perché gli studenti si annoiano mortalmente in un laboratorio del genere? Non stiamo dicendo che bisogna essere divertenti ma che bisogna fare cose interessanti, e che per fare cose interessanti (che catturino l'interesse), bisogna dare la possibilità di intervenire, di poter chiedere “e che succederebbe invece se....” di eliminare la paura di dire cose sbagliate
- insegnare la fisica con il laboratorio a schede. Si fanno le lezioni, poi si va in laboratorio, gli studenti si dividono in gruppi di lavoro (wow!) e si trovano davanti degli strumenti e delle schede prestampate, in cui c'è la descrizione dell'esperimento con la legge da verificare. C'è nei casi peggiori addirittura una tabella con le variabili da misurare, l'operazione da fare con queste variabili, la formula per calcolare l'errore e lo spazio per il risultato finale. A beffa qualche volta viene lasciato uno spazio bianco per eventuali commenti. Se il proprio piano di lavoro prevede tot ore di laboratorio sul totale non c'è che da esserne soddisfatti. Sia detto per inciso, in molti programmi internazionali dell'insegnamento della fisica, a livello europeo, è esplicitamente vietato di procedere con un laboratorio così fatto
- insegnare la fisica con lo spettacolo. E' già molto meglio. Si fanno vedere effetti strani, curiosi, clamorosi, divertenti, che in realtà hanno un bel po' di fisica dietro. Poi si spiega il fenomeno in base alla teoria fisica, o si spiega la teoria che permette di capire il fenomeno. Manca ancora, secondo noi, un pezzo e lo faremo vedere (speriamo), ma certamente qui l'interesse è catturato, non ci sono problemi di disciplina e le cose si ricorderanno almeno un poco. Forse è più adatto a un seminario piuttosto che alla quotidianità di un corso, ma se ne può discutere.

E se invece...
E se invece si mostrasse un fenomeno e si chiedesse agli studenti di dare delle ipotesi sul perché avviene in quella maniera? Ipotesi, non risposte. Le ipotesi non sono né giuste né sbagliate, sono ipotesi. E le ipotesi vanno verificate. Se uno studente fa una ipotesi strana (ne vederete di molto “belle” nei reports che pubblicheremo in queste pagine) non lo si deve tacitare, dicendo “no, non è così, acqua, acqua” oppure “non ci siamo ancora, fuochino, fuochino”. Bisogna fare una cosa assai più difficile: bisogna dimostragli con un esperimento o qualche cosa del genere che l'ipotesi non corrisponde alla realtà. Nel far questo si riesce a dare un legame effettivo tra teoria e realtà e pratica sperimentale. Come pensate che si faccia effettivamente ricerca? Questo può provocarci a volte un notevole imbarazzo: noi sappiamo che non è così ma non riusciamo ad immaginare un esperimento un motivo per cui quella ipotesi non è corretta. In genere quello che succede dopo un imbarazzo iniziale degli studenti (ma che razza di domande fa il prof? Perché non ci da' lui la spiegazione, se la sa? )- le abitudini ben inculcate sono difficili a morire – incomincia una ridda di ipotesi, di curiosità, l'interesse è catturato, le spiegazioni teoriche necessarie (a un certo punto sono generalmente necessarie) sono seguite e soprattutto ricordate.
Il livello formale può anche essere elevato e magari si riesce anche a far vedere una cosa molto bistrattata nella concezione comune, e cioè che una maggiore astrazione permette di capire molto meglio le cose, di essere veramente concreti. Diciamola questa eresia rispetto al senso comune: per essere veramente concreti bisogna essere astratti. Questo metodo non è fatto per praticoni, che pensano che tutto possa essere risolto con la pratica, ma è fatto per teorici che amano comprendere – e fare comprendere – da dove nasce e come si sviluppa la loro teoria.
Speriamo di mostrarvi con i reports successivi, scritti “in tempo reale” cosa intendiamo con le parole scritte qui sopra.
Credits
Come è noto tutti hanno dei Maestri, Noi ne abbiamo alcuni che ci hanno dato molto, con la loro passione e il loro sapere critico. Li citiamo in ordine sparso per non fare un impossibile ordine di importanza: Mario De Paz e Miranda Pilo del dipartimento di Fisica di Genova, Elio Fabri del dipartimento di Fisica di Pisa, Guido Pegna e il suo incredibile laboratorio del dipartimento di Fisica di Cagliari.
Chiediamo loro scusa se magari non si riconosceranno affatto nelle cose che diciamo o che facciamo. Uno dice che ha tratto ispirazione dal Maestro e poi fa una cosa irriconoscibile. Abbiate pazienza, ma fa parte del metodo...